31.1.06

La lavorazione delle Palme di Confetti nella Penisola Sorrentina

Confetti, fiori e merletti

La domenica in palmis o della passione del Signore, apre la settimana santa che si conclude con il triduo pasquale ed e’ per gli abitanti della penisola sorrentina, una delle tradizioni più sentite ed attese, soprattutto dai fanciulli.
Il tradizionale rito della benedizione delle palme ci ricorda l' ingresso di Gesù in Gerusalemme, dove viene accolto dalla popolazione, che al suo passaggio agita enormi rami di palma.
Qui in penisola, le palme, sono sostituite da quelli che, definirli ramoscelli d'ulivo, risulta essere un vero e proprio eufemismo! Infatti e' una gara a chi sradica e porta in trofeo un vero e proprio albero d'olivo.
Dai nostri olivi vengono recisi grossi rami che, sono poi adornati con caciocavalli mignon, treccine e, ricoperti da una miriade di fiocchetti multicolori, realizzati in carta velina.
Nelle piazze antistanti le Chiese, quando la condizione climatica lo permette, avviene la liturgia della benedizione, e le palme più belle, ricche di addobbi maestosamente si distinguono tra tutte le altre! I più scaltri, si muniscono di forbici, seghetti e limette utili per ogni occasione.
Un'altra tradizione locale é quella di preparare delle palme che vengono confezionate utilizzando dei confetti. In Italia la tradizione più nota che si avvale dell'utilizzo di confetti e’ quella abruzzese legata soprattutto alla città di Ovidio, Sulmona, dove sorgono molte fabbriche di confetti , tra le più rinomate del nostro paese.
I fiori di confetto sorrentini invece sono legati ad una antica leggenda: Si racconta, tanto tempo fa, che i Saraceni intraprendevano frequenti incursioni e saccheggi in penisola sorrentina. Un giorno, vista l'incombente minaccia, i sorrentini cercarono di mettersi in salvo nella loro Cattedrale, dove si raccolsero in preghiera chiedendo al buon Dio di essere risparmiati dalla distruzione e da morte certa.
Le loro preghiere furono accolte, e, le navi Saracene, si inabissarono in prossimità della costa sorrentina. Soltanto una fanciulla, schiava dei saraceni, riuscì a sottrarsi alla morte, e, raggiunta a nuoto la Marina Grande, giunse in Cattedrale, dove fu accolta premurosamente dalla popolazione e, per ringraziarla, sciolse il sacchetto che aveva al collo e, ne depositò il contenuto sull'altare: erano confetti colorati.
Le palme sorrentine sono delle eccellenti opere di artigianato locale, a monte, vi e' una lavorazione molto complessa che viene tramandata di generazione in generazione. Una grande passione ed una certosina manifattura guida coloro che si impegnano in questa produzione artigianale, che il più delle volte, viene eseguita all’interno delle mura domestiche con la grande partecipazione di tutto il nucleo familiare.
La domanda da parte di bar, pasticcerie e dei negozi di prodotti locali della zona è ogni anno sempre più alta e sono sempre meno le persone che svolgono questa attività che, purtroppo, rischia di estinguersi, il più delle volte il compenso è inadeguato e poco gratificante, infatti, all’interno degli esercizi in cui viene distribuito il prodotto, il prezzo, viene addirittura triplicato. La candela accesa serve per riscaldare i bastoncini di metallo in cui poi verranno infilati, uno per uno i confetti, che verranno poi accolti in barattoli di vetro, dove rimaranno una intera giornata al fine di asciugarsi. La seconda fase prevede la creazione di “boccioli di confetti” che verranno assemblati tra di loro, con l'aggiunta di merletti, fiori e foglie colorate che daranno vita a dei "fiori di confetti" .
Le "palummelle" o (colombine) sono delle altre creazioni in uso, che che man mano sta scomparendo e che viene ricordata dai nostri nonni.
Per la realizzazione di queste, vengono impiegati i rami della pianta del fico, gli anziani sostengono che, le più idonee sono quelle dei fichi appellati "fichi e' vottaro".
I rami sono di forma tubolare e contengono all'interno una leggera membrana bianca, che fatta fuoriuscire con l’aiuto un ramo piu' piccolo, possibilmente liscio , il quale viene infilato nell’interno del ramo di fico, piano piano, fino a fare uscire la pellicola che viene poi lavorata lasciandola per pochi minuti in acqua, questa si presta facilmente alla creazione di piccole colombe che verranno poi collocate sui rami d'olivo.
Adatti a questo tipo di lavorazione non sono solo i rami del fico, ma anche quelli dell'ortensia ed il bambu', ma in queste ultime piante la membrana che fuoriesce dall'interno, a contatto con l'aria tende ad ingiallirsi immediatamente.

Da evidenziare le palme ottenute dalla lavorazione delle giovani foglie dell’albero, il cui colore è tra il giallo paglierino e verde lime, le giovani fonde, molto tenere, si flettono e vengono intrecciate da mani esperte.
Verranno poi, conservate in casa per tutto l'anno, mutando l’originario colore giallo paglierino in una gradazione di giallo piu' intensa e dissecandosi ed indurendosi un po' per volta.

Queste usanze fanno parte della nostra terra e della nostra cultura popolare ed è bello che ci sia ancora qualcuno che provveda a portarle avanti con passione, affinche’ non se ne perdi completamente la testimonianza.

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